16 Marzo 2011
Quali oneri per il datore di lavoro per la festività del 17 marzo?
Con l’emendamento di cui diamo conto in altra pagina sembrano finalmente delinearsi le modalità di trattamento della festività del 17 marzo.
L’obiettivo legislativo di “evitare nuovi e maggiori oneri” finalmente trova concretezza, rendendo così vani i tentativi di alcune parti sindacali della sanità privata tendenti ad acquisire la festività in parola, senza riconoscere alcuna compensazione con le festività soppresse, argomentando sul fatto che il ccnl della sanità privata non contempli la giornata del 4 novembre tra le festività soppresse.
Fortunatamente l’emendamento in parola accoglie in toto l’interpretazione che sulla questione avevano fornito Aris ed Aiop, e consente di limitare a tre le giornate di ferie aggiuntive.
E di questo si deve dare atto soprattutto ad Emma Marcegaglia, che è stata la prima a battersi affinché i costi dell’introduzione di una nuova giornata festiva non ricadessero interamente in capo alle aziende.
Anche se, a dire il vero, il successo resta comunque parziale, poiché non sarebbe del tutto corretto sostenere che siano stati evitati tutti i nuovi e maggiori oneri: le aziende, infatti, dovranno ugualmente sostenere i costi connessi con il trattamento di una normale giornata festiva (si pensi all’indennità festiva, allo straordinario festivo e agli altri istituti contrattuali simili).
Possiamo quindi sostenere che i maggiori oneri sono stati limitati, rispetto a quelli che si prospettavano allorquando la festa del 17 marzo è stata istituita; ma certo non sono stati del tutto evitati.
D’altra parte, in periodi in cui le aziende che operano nel settore sanitario e socio assistenziale devono subire di continuo trattamenti particolarmente penalizzanti, la limitazione di questi maggiori oneri appare quasi un riconoscimento!